Lezioni in streaming

“Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città…. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.” (papa Francesco)

Su questa nave abbiamo navigato a vista anche noi con le nostre comunità, ma la novità assoluta per noi studentesse e studenti dello STBI, è stata il trovarsi da un momento all’altro “nella rete”. Per fortuna si trattava solo di quella virtuale, in perfetta solidarietà con la maggior parte dell’umanità in quei giorni.
Nel tentativo di dire qualcosa su questa curiosa avventura (quella di una sessione di 60 ore attraverso il supporto tecnologico di videolezioni, registrazioni e lezioni in-streaming, precedute da un periodo di studio e di preparazione degli elaborati) non ci proponiamo di esaurire tutte le considerazioni e i vissuti di sorelle e fratelli. Infatti nella varietà che contraddistingue questo triennio di corso, ognuna di noi frequenta e vive la scuola con desideri, aspettative e sensibilità differenti, che rendono l’esperienza unica e arricchente su svariati fronti.
Se l’avvio del progetto online potremmo definirlo un po’ burrascoso e frettoloso, i due incontri sulla piattaforma virtuale, guidati dalla prof.ssa Scanu, hanno permesso un autentico confronto per cogliere pregi e limiti.
In primo luogo ci sembra importante sottolineare l’elasticità dell’impegno richiesto oltre che a noi, anche alle comunità. Essere studenti, ma allo stesso tempo presenti in monastero, partecipando alla vita comune di preghiera e lavoro, ha richiesto agevolazioni e flessibilità di orario, comprensione e abbondante pazienza reciproca per una sana vita comunitaria. Un bel segno è stato che alcune comunità abbiano potuto beneficiare di questa sessione condividendo le lezioni con sorelle e fratelli. Altre invece erano affaticate, aggravate da situazioni comunitarie non facili e avrebbero preferito una pausa, rinviando la sessione. Inoltre non per tutte le sorelle è stato possibile la connessione in diretta, per problemi di rete (per esempio dall’India), e questo l’abbiamo percepito come un grosso limite.
Certamente da parte nostra c’è stata anche la fatica di ascoltare le registrazioni o di stare tanto tempo davanti al computer. Ma non sentendoci sole e soli, abbiamo colto l’impegno di chi ha organizzato la sessione, inviandoci puntualmente il materiale, così come lo sforzo dei professori nel parlare davanti ad un automa, generando in noi un senso di gratitudine.
Nonostante la complessità della situazione, lo Spirito di audacia ha soffiato, rinvigorendo le “aride ossa”, a cominciare dal primo giorno di corsi in diretta.
Infatti la gioia di vederci e la voglia di comunicare nelle pause, anche se dietro agli schermi, insieme alla passione dei professori rispetto a quello che ci spiegavano e alla loro disponibilità nel fornirci materiale di studio, hanno ravvivato il desiderio di continuare il cammino insieme.
Come non mai, conclusa l’esperienza, abbiamo ripensato unanimi alla radice di questo progetto di studi. All’inizio del triennio, ci era stato presentato lo Studio Teologico delle Benedettine, non solo come scuola che ci avrebbe aiutato a sviluppare competenze e ad appropriarci di contenuti, ma soprattutto come un laboratorio il cui scopo era aiutarci a crescere, a formarci in quanto persone che vivono una specifica realtà di chiesa nella quale hanno un altrettanto specifico compito. Lo stampo teologico di tipo monastico-sapienziale della scuola ha a che fare con la vita, l’uomo (nel nostro triennio più che altro la donna!) tutto intero, testa, cuore e corpo, perciò ascoltare, studiare e domandare insieme. È una palestra per conoscere meglio la nostra vita, sperimentando anche le differenze, per diventare propositive in comunità e per imparare a condividere quanto appreso, perché solo se le conoscenze circolano si incarnano. E questo è quello che abbiamo effettivamente sperimentato nelle sessioni residenziali precedenti.
La tecnologia in questo caso ci è venuta in aiuto per come poteva, garantendoci la continuità sia del percorso avviato che rispetto ai contenuti da svolgere, allineandoci alle modalità adottate in questo tempo dalle facoltà di tutto il mondo. Ma, come già detto sopra, lo STBI è studio e vita; se manca una parte, è zoppo. La tecnologia è “funzionale” (o coniando un nuovo vocabolo “finzionale”!), ma non può ancora sostituire la realtà dei nostri corpi. Abbiamo adattato uno strumento, creato con altri scopi, per fare ciò che abbiamo sempre fatto, ciò che eravamo abituati a fare, limitandone così il potenziale.
Dal momento che a settembre ripeteremo l’esperimento, ci piacerebbe in questi mesi scoprire come questa esperienza sia stata un dono attraverso cui crescere nella nostra vita di sequela, ma anche come poter “usare” al massimo delle sue potenzialità questo strumento. In questo senso un primo passo di creatività è stato la proposta di incontri online, in piccoli gruppi, per accompagnare e valorizzare i percorsi individuali di studio e di pianificazione degli elaborati.
Il domani è tutto da scoprire e da ricevere, ma allo stesso tempo da costruire, forse per tentativi, non semplicemente continuare a fare come si è sempre fatto, ma trovare come gli strumenti a nostra disposizione possono essere utilizzati e ottimizzati per continuare a fare esperienza concreta, ragionata e ragionevole, di Dio e dell’umanità, restando sempre in dialogo con il nostro tempo.
E poi una volta finito il corso, non necessariamente tutto deve “finire” e ognuno tornare alla vita di prima serbando nel cuore solo un bel ricordo del tempo di studio condiviso. Se tutta questa pratica tecnologica ci servisse anche solo a “gettare la rete (online) dall’altra parte”, oltre il triennio… chissà che pesca!

Sr.Noemi Sr Silvia

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